Uno degli elementi più affascinanti della viticultura italiana è quello della presenza dei vitigni autoctoni. Quei vitigni da sempre radicati in un territorio, magari parenti lontani di vitigni più comuni che però nei secoli si adattano divenendo unici fondendosi alle caratteristiche particolari del luogo e del suo clima, in una sorta di selezione naturale.
Naturalmente questo succede anche in altri paesi, ma solo da noi la varietà di vitigni autoctoni raggiunge un ventaglio così ampio e rappresentativo di identità territoriali a carattere anche locale. Viene da se che ogni vitigno diventi un elemento culturale e fortemente identitario, così come le arti e i prodotti tipici, la cucina, le tradizioni e tutto ciò che richiama un singolo luogo.
Per molti anni questo patrimonio culturale è stato lasciato a se stesso, tanti dei vitigni autoctoni hanno rischiato di perdersi sacrificati alle coltivazioni dei più noti vitigni internazionali (Merlot, Cabernet Sauvignon, Pinot ecc. ecc.) che riescono in alcuni casi a dare risultati anche eccellenti fuori dai loro territori d’origine, riuscendo ad interpretare significativamente le peculiarità locali.
Detto questo fortunatamente il mondo della viticultura Italiana ha ripreso fortemente la valorizzazione dei vitigni autoctoni, anche grazie al coraggio di alcune aziende che scommettendo sulla propria identità hanno puntato tutto su quei vitigni del territorio, in molti casi salvandoli da estinzione certa. Nel Lazio una di queste realtà è sicuramente la Cooperativa Agricola Cincinnato che propone una gamma di vini ottenuti da vitigni territoriali.
Nata come cooperativa nel 1947 a Cori (LT) per la commercializzazione dei prodotti e lo sviluppo dell’agricoltura locale, negli anni settanta vede un significativo sviluppo, dovuto dapprima al riconoscimento delle DOC locali ma sopra tutto alla costruzione della nuova cantina tecnologicamente avanzata che oggi è in grado di convogliare il lavoro dei 225 soci, per un vigneto distribuito su 550 ettari di territorio per lo più coltivati a Nero Buono, Bellone, Cesanese, Greco e Trebbiano giallo.
Il lavoro della Cooperativa Cincinnato è volto alla valorizzazione dei vitigni autoctoni tra cui il Nero Buono, anche attraverso il punto vendita e le attività di accoglienza che vedono degustazioni guidate, visite ed attività dedicate agli eno-appassionati. Sul Nero Buono la Cooperativa ha investito anche in termini di ricerca e sviluppo per rilanciare questo vitigno affinandone le caratteristiche attraverso attività di selezione e riduzione delle rese per ettaro, per dar modo al vitigno di esprimere al massimo tutte le sue qualità ancora non sviluppate.
Il risultato è un grande rosso territoriale a mio gusto tra le migliori espressioni del Lazio, in grado di regalare una bevuta di estrema piacevolezza. E’ un bel nero, di nome e di fatto dal colore impenetrabile. La frutta rossa matura si lega ad una nota speziata e di sottobosco, arricchita dalle sfumature che l’affinamento in botte di rovere riesce a donare senza comprometterne l’armonia.
Di gusto pieno, dalla giusta spalla acida presente ma non eccessiva, che lascia spazio ad un carattere forte ma ad un sorso pieno e godibile. E’ ottimo in abbinamento con i primi conditi e strutturati e sicuramente con la carne rossa, ma non sfigura certamente con i formaggi di media stagionatura.
Delle preparazioni presenti nel blog lo proverei con:
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Bellissimo post e grazie anche per l'abbinamento con le ricette!
L'abbinamento è obbligatorio per valorizzare al meglio sia il vino che il cibo! :o) Buona giornata