L’arrivo dell’estate riporta le sue icone ed una di queste è senza dubbio la birra. Sulla terrazza della Città del Gusto, sede del Gambero Rosso, in una delle prime serate piacevoli della stagione è andato in scena “Birriamoci su” evento dedicato al mondo brassicolo.
Heineken colosso mondiale del settore ha messo in campo il meglio della sua distribuzione per la gioia degli appassionati che, piaccia o no, non sono solamente quelli che prediligono la birra artigianale, appellativo che di per se non significa garanzia assoluta di qualità e che non ben distingue le diverse birre.
Così come nel mondo artigianale, anche la produzione cosidetta industriale presenta della birre di assoluta qualità e che incontrano il favore di un gran numero di appassionati.
A dispozione per la degustazione ottanta proposte in bottiglia e più di cinquanta tra quelle alla spina, con ampia rappresentanza di tutte le tipologie. Chi concepiva la birra come quella bevanda alcolica che vira sull’amaro imbevibile sopra i quattro gradi ha dovuto ricredersi, perché ognuno dei prodotti in degustazione ha presentato identità ed eleganza propria, a testimonianza dell’evoluzione globale di gusto di questa bevanda alcolica capace di incontrare il consenso di un target via via sempre più allargato.
Appassionati a cui non basta più il semplice consumo, e che sono alla ricerca di sensazioni gustative ben definite. Da sempre partner della birra, la patatina era presente doverosamente in quantità industriali, (conosco persone che avrebbero potuto morire in una serata così!!!) ma la presenza del cibo non si è certo limitata a questo, grazie al menù proposto dallo chef Luca Ogliotti che ha curato una selezione di assaggi dal gusto sostenuto, particolarmente adatti ad accompagnare la bevanda alcolica protagonista della serata.
Rimanendo all’aspetto degustativo, l’ampia gamma proposta ha imposto la necessità di operare delle scelte, anche se a malincuore, e l’attenzione si è concentrata su rosse ambrate e scure. Tra quelle in bottiglia veramente degni di nota i prodotti di “Birra Accademia San Biagio” particolarmente apprezzati anche dai presenti insieme alla Newcastle e la Malheur.
A mio gusto però la migliore del lotto si è rivelata la Joseph Holt 1849. Tra quelle servite alla spina ottima la Amburon, la Murphy’s Red, ma la migliore assaggiata è stata la San Biagio Otra. In generale ognuna ha mostrato il suo carattere e il proprio tratto distintivo. Le amarezze sono sempre presenti, ma in misura delicata e dalle diverse sfumature gustative che non risultano nette e persistenti, lasciando al gusto la possibilità di esplorare percezioni nuove senza la necessità di un consumo a temperature estremamente basse, mentre la gassificazione si presenta più bassa e la rende più piacevole.
Anche per le birre si può cominciare a parlare di abbinamenti, ma forse in maniera meno vincolante e più personale, l’accortezza è di non utilizzare una tipologia di birra che sovrasti le sensazioni gustative del cibo. Il suggerimento prima dell’abbinamento è di berla almeno una volta, magari insieme alla sua amata partner di sempre, la patatina.
Ciao Bruno, perdonami l'incursione , ma da appassionato del mondo brassicolo vorrei farti alcune precisazioni anche per chiarire alcuni punti che magari possono farti nascere nuove curiosità e spunti di riflessione. Partirei innanzitutto dalla dicotomia birra artigianale-birra industriale. L'appellativo più esatto sarebbe birra di qualità al posto di birra artigianale. Parlo di birra di qualità perchè nel processo produttivo non vengono utilizzati succedanei come avviene nel mondo industriale dove si fa largo uso di mais e riso al posto del più costoso orzo. Si usa estratto di luppolo al posto del vero luppolo. Il mondo artigianale è contraddistinto da fasi di lavorazioni dove il birraio e i suoi aiutanti sono fisicamente impegnati nel processo. Volendo fare un parallelo, non credo che andresti mai ad accostare dei gelati confezionati con dei gelati artigianali. Il mondo industriale è spaventato del successo della birra di qualità, che rappresenta, in Italia come negli USA, uno dei pochissimi settori che vede il segno positivo nel trend degli ultimi anni. Questa paura è facilmente riscontrabile in trovate "balorde" e puramente commerciali di alcuni produttori che vogliono far credere che il signor Poretti abbia inventato l'uso dei luppoli a fine fermentazione (pratica usata molto prima di lui e che ha un nome ben preciso), oppure il fatto che siccome usi 5 o 7 luppoli la birra è più buona. Potrei continuare dicendo che La Moretti Grand Cru, che Gambero Rosso in quanto Paladino della qualità spinge a più non posso, non è altro che una birra prodotta da Affligem, il codice a barre parla chiaro.Questo significa che per fare un prodotto di qualità sono dovuti andare a pescare ben oltre i nostri confini. Peccato che la versione italiana abbia il costo doppio rispetto alle birre di Affligem. Alcune delle birre che sono state presentate, c'è da ammetterlo, sono birre di assoluta qualità, vedi la Westmalle, ma in molti casi ciò che colpisce di più un palato non educato è quasi esclusivamente la differenza in termini olfattivi, gustativi e di complessità, rispetto alla chiara che siamo abituati a mangiare noi con la pizza e che per noi è LA BIRRA. Per completezza di informazione esiste un ente, americano, che cataloga tutte le tipologie di birra esistenti (attualmente sono 80) e ne descrive le caratteristiche sotto ogni aspetto. Per dire che un prodotto è di qualità, in tutti i concorsi, ci si attiene a queste linee guida ed è così che puoi capire se la Newcastle sia o meno valida per la sua categoria Per le birre non si può iniziare a parlare di abbinamenti, se ne parla già da molto e mi piacerbbe poi, magari in separata sede e assieme a Luca, anche darti informazioni a riguardo perchè sono certo che ne rimarresti colpito. Leggo spesso i tuoi articoli sul vino ma in questo caso, e spero che lo apprezzerai non come critica ma solo come aprtura verso un nuovo mondo, ho dovuto necessariamente puntualizzare. Poi se vi fa piacere ci si vede e si degusta, si parla e si abbina. In amicizia perchè la birra è una bevanda socializzante 😀
Cheeeeeers
P.S sai che quella che tu chiami "amarezza" è indicabile con gli IBU International Bitterness Unit, e la "gassificazione" si chiama Carbonatazione?
Ciao Claudio, le tue precisazioni non sono solo ben accette ma di grande utilità per chi vuole saperne di più. Inoltre la tua spiegazione non è per nulla sottolineata di saccenza il che la rende veramente un contributo apprezzabile. La mia distinzione tra tipologie è dettata sopratutto dal fatto che negli ultimi tempi, visto il crescente interesse verso questo mondo si è assistito al solito fenomeno che sotto l'appellativo di artigianale, vede intrufolarsi vere e proprie ciofeghe che con questa denominazione giustificano la loro imbevibilità, facendo un gran torto a chi invece produce dei veri e propri capolavori. Per lo stesso motivo sottolineavo il fatto che anche le birre codidette di produzione industriale, presentano dei prodotti secondo me apprezzabili e di grande piacevolezza mentre come ben saprai, la crescita del settore artigianale porta con se i soliti esaltati (come sempre avviene quando aumenta l'interesse, sopratutto nel mondo del cibo) la cui opera è quella di diffondere il verbo secondo il quale se una birra non è "artigianale" non è assolutamente bevibile. Molti di questi parlano secondo me a vanvera. Per quanto riguarda gli abbinamenti anche se non è proprio il mio campo, so bene che la birra è in grado di regalare delle vere e proprie sorprese, ma il taglio delle disquisizioni alcoliche che teniamo su questo blog è rivolto ad un consumatore che muove i suoi primi passi nel mondo delle proprie scelte. Magnifiche cuoche e cuochi che però si limitano nella scelta tra bianco e rosso o per rimanere in tema tra chiara, scura o doppio malto. Cerchiamo piano piano di condividere, con chi ha la pazienza di seguirci, dei piccoli contributi che progressivamente hanno lo scopo di far nascere quella curiosità nel senso di una scelta non casuale, verso la consapevolezza che in un menù di grande soddisfazione la scelta di cosa accompagnare nel bicchiere ha un suo peso ben preciso e contribuisce di gran lunga alla sua riuscita. Per questi motivi il tuo intervento è senz'altro apprezzatissimo e di grande utilità. Puoi contattare Luca anche sul gruppo di FB per ogni contributo che sarà sicuramente di livello. Grazie ancora per seguirci e per la….."carbonatazione" 😀
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Ciao Bruno, perdonami l'incursione , ma da appassionato del mondo brassicolo vorrei farti alcune precisazioni anche per chiarire alcuni punti che magari possono farti nascere nuove curiosità e spunti di riflessione.
Partirei innanzitutto dalla dicotomia birra artigianale-birra industriale. L'appellativo più esatto sarebbe birra di qualità al posto di birra artigianale. Parlo di birra di qualità perchè nel processo produttivo non vengono utilizzati succedanei come avviene nel mondo industriale dove si fa largo uso di mais e riso al posto del più costoso orzo. Si usa estratto di luppolo al posto del vero luppolo. Il mondo artigianale è contraddistinto da fasi di lavorazioni dove il birraio e i suoi aiutanti sono fisicamente impegnati nel processo. Volendo fare un parallelo, non credo che andresti mai ad accostare dei gelati confezionati con dei gelati artigianali.
Il mondo industriale è spaventato del successo della birra di qualità, che rappresenta, in Italia come negli USA, uno dei pochissimi settori che vede il segno positivo nel trend degli ultimi anni. Questa paura è facilmente riscontrabile in trovate "balorde" e puramente commerciali di alcuni produttori che vogliono far credere che il signor Poretti abbia inventato l'uso dei luppoli a fine fermentazione (pratica usata molto prima di lui e che ha un nome ben preciso), oppure il fatto che siccome usi 5 o 7 luppoli la birra è più buona. Potrei continuare dicendo che La Moretti Grand Cru, che Gambero Rosso in quanto Paladino della qualità spinge a più non posso, non è altro che una birra prodotta da Affligem, il codice a barre parla chiaro.Questo significa che per fare un prodotto di qualità sono dovuti andare a pescare ben oltre i nostri confini. Peccato che la versione italiana abbia il costo doppio rispetto alle birre di Affligem.
Alcune delle birre che sono state presentate, c'è da ammetterlo, sono birre di assoluta qualità, vedi la Westmalle, ma in molti casi ciò che colpisce di più un palato non educato è quasi esclusivamente la differenza in termini olfattivi, gustativi e di complessità, rispetto alla chiara che siamo abituati a mangiare noi con la pizza e che per noi è LA BIRRA.
Per completezza di informazione esiste un ente, americano, che cataloga tutte le tipologie di birra esistenti (attualmente sono 80) e ne descrive le caratteristiche sotto ogni aspetto. Per dire che un prodotto è di qualità, in tutti i concorsi, ci si attiene a queste linee guida ed è così che puoi capire se la Newcastle sia o meno valida per la sua categoria
Per le birre non si può iniziare a parlare di abbinamenti, se ne parla già da molto e mi piacerbbe poi, magari in separata sede e assieme a Luca, anche darti informazioni a riguardo perchè sono certo che ne rimarresti colpito. Leggo spesso i tuoi articoli sul vino ma in questo caso, e spero che lo apprezzerai non come critica ma solo come aprtura verso un nuovo mondo, ho dovuto necessariamente puntualizzare.
Poi se vi fa piacere ci si vede e si degusta, si parla e si abbina. In amicizia perchè la birra è una bevanda socializzante 😀
Cheeeeeers
P.S sai che quella che tu chiami "amarezza" è indicabile con gli IBU International Bitterness Unit, e la "gassificazione" si chiama Carbonatazione?
Ciao Claudio, le tue precisazioni non sono solo ben accette ma di grande utilità per chi vuole saperne di più. Inoltre la tua spiegazione non è per nulla sottolineata di saccenza il che la rende veramente un contributo apprezzabile. La mia distinzione tra tipologie è dettata sopratutto dal fatto che negli ultimi tempi, visto il crescente interesse verso questo mondo si è assistito al solito fenomeno che sotto l'appellativo di artigianale, vede intrufolarsi vere e proprie ciofeghe che con questa denominazione giustificano la loro imbevibilità, facendo un gran torto a chi invece produce dei veri e propri capolavori. Per lo stesso motivo sottolineavo il fatto che anche le birre codidette di produzione industriale, presentano dei prodotti secondo me apprezzabili e di grande piacevolezza mentre come ben saprai, la crescita del settore artigianale porta con se i soliti esaltati (come sempre avviene quando aumenta l'interesse, sopratutto nel mondo del cibo) la cui opera è quella di diffondere il verbo secondo il quale se una birra non è "artigianale" non è assolutamente bevibile. Molti di questi parlano secondo me a vanvera. Per quanto riguarda gli abbinamenti anche se non è proprio il mio campo, so bene che la birra è in grado di regalare delle vere e proprie sorprese, ma il taglio delle disquisizioni alcoliche che teniamo su questo blog è rivolto ad un consumatore che muove i suoi primi passi nel mondo delle proprie scelte. Magnifiche cuoche e cuochi che però si limitano nella scelta tra bianco e rosso o per rimanere in tema tra chiara, scura o doppio malto. Cerchiamo piano piano di condividere, con chi ha la pazienza di seguirci, dei piccoli contributi che progressivamente hanno lo scopo di far nascere quella curiosità nel senso di una scelta non casuale, verso la consapevolezza che in un menù di grande soddisfazione la scelta di cosa accompagnare nel bicchiere ha un suo peso ben preciso e contribuisce di gran lunga alla sua riuscita. Per questi motivi il tuo intervento è senz'altro apprezzatissimo e di grande utilità. Puoi contattare Luca anche sul gruppo di FB per ogni contributo che sarà sicuramente di livello.
Grazie ancora per seguirci e per la….."carbonatazione" 😀