di Bruno Fulco
Il vino purtroppo non è immune all’influsso delle mode del momento, risultando a volte banalizzato in vari modi. Frequentemente viene mortificato suo malgrado in orribili “Apericena”, negazione vera e propria della gastronomia dove viene appellato senza riguardo alcuno, come succede al povero Prosecco, declassato a Prosecchino o alla splendida spumantistica italiana, abusata troppo spesso con l’appellativo casuale di Bollicina. La ricerca continua di nuove tendenze è spesso terreno fertile per produzioni massimali, che non rendono giustizia a queste vittime enologiche relegandole alla mediocrità. Uno degli esempi recenti di questo circolo vizioso è il Pecorino che negli ultimi anni, almeno nel centro Italia ha conosciuto un’improvvisa notorietà, non sempre seguita però dalla qualità che il vitigno è in grado di sviluppare.
Complice l’appeal sulla movida giovanile, molte sono state le produzioni messe in commercio ma spesso prive della necessaria qualità. Sebbene iscritto dal 1870 nel registro nazionale delle varietà, il Pecorino ha rischiato fortemente di estinguersi negli anni ‘80. Le sue caratteristiche di bassa resa unite al posizionamento impervio in altitudine dei vigneti, ne hanno causato il progressivo abbandono e conseguente regresso verso lo stato selvatico, comunque sempre apprezzato dalle pecore al pascolo da cui prende il curioso nome. Per fortuna che nella loro maggioranza i viticultori lavorano con passione e rispetto delle tradizioni, ed alcuni di questi hanno fortemente creduto nelle potenzialità di questo autoctono presente nelle Marche e nel vicino Abruzzo. Tra loro senz’altro Guido Cocci Grifoni, è uno dei maggiori artefici a segnare la rinascita del Pecorino. Circa trent’anni fa, nel 1983, eseguì il reimpianto di nuove vigne generate da alcune piante recuperate e scampate alla distruzione, da queste vigne madri ottenne una selezione di materiale impiegato poi per la coltivazione del vitigno su scala più ampia. Sforzo premiato con la nascita della Doc Marchigiana Offida arrivata nel 2001 ad affermare la definitiva rinascita del Pecorino.
L’azienda Cocci Grifoni giunta alla quarta generazione, ha oggi una conduzione operativa tutta al femminile che prosegue sulla stessa filosofia del fondatore. L’enologa è la figlia Paola tanto innamorata della sua terra e del suo lavoro da vivere la sua passione anche le domeniche di riposo dopo la vendemmia, dice infatti “mi rilasso ascoltando il suono del vento che passa sulla vigna unito a quello del vino in fermentazione nelle vasche”. I vini rispecchiano da sempre lo splendido territorio del Piceno in cui le vigne sono inserite, tra boschi e calanchi, tra canyon e falesie alte fino a 100 metri, in un ecosistema che l’azienda si sforza di mantenere inalterato. Grande è l’attenzione dedicata a far conoscere questo vitigno anche attraverso l’export in diversi paesi del mondo, tra cui il Canada dove le produzioni di Cocci Grifoni sono particolarmente apprezzate. Prodotto dal 1990 il Colle Vecchio è uno dei suoi vini più importanti, espressione attraverso il quale si può leggere il lavoro che l’azienda ha dedicato al Pecorino.
Assaggiati in verticale, la vendemmia 2014 si presenta come un vino non impegnativo al palato, rivela sin dal primo sorso doti di gustosa bevibilità, costruite sulla fragranza degli agrumi e della frutta a polpa bianca da cui emergono sfumature minerali. Fresco e sapido con piacevole e lunga persistenza. Trascorre la sua vita in acciaio dove negli anni affina il bouquet olfattivo, che già nel Colle Vecchio 2012 avvicina il fruttato allo stadio maturo e tropicale, lascia emergere lievi e piacevoli sentori erbacei e di fiori bianchi e, pur mantenendo la consistenza smorza l’acidità di quel tanto da arrotondare il gusto. Nella vendemmia 2010 il floreale si fa più largo, resiste il tono minerale che diviene più interessante accompagnando l’ingresso delle note speziate. Il risultato al palato dimostra la capacità di invecchiamento che questo vino può reggere tranquillamente almeno fino ai 10 anni. Pesce, carni bianche ma anche salumi i suoi compagni preferiti di merende. Però per approfondire il tema si può scaricare online il libro realizzato dall’Azienda Cocci Grifoni, in cui il Pecorino prova a dire la sua anche accostato alla cucina internazionale.
da buona abruzzese il Pecorino è il mio vino preferito in assoluto, ma purtroppo ho notato che le marche commercializzate e esportate spesso son davvero diverse dalle produzioni artigianali e di nicchia che abbiamo
Perchè a me non mi invitano agli eventi?