Un luogo dove poter trascorrere ogni momento della giornata, dal mattino con la possibilità di gustare open bread, pasticceria, healthy buddha bowl, pancake e smoothies, passando per il pranzo e finendo con la cena, con l’imbarazzo della scelta tra izakaya (tapas giapponesi), gyoza, ramen, sushi roll, pizza e burger gourmet. Tutto ciò sarà possibile dal mese di aprile da Palmerie Parioli, concept ideato e sviluppato dal gruppo dell’ormai affermato Coffee Pot, il locale sito in via Politeama a Trastevere, ovvero la squadra romana formata da Giorgio Fiorilli, Melissa Leone, Francesco Chiappini, Andrea Clapier e Simone Brengola che per l’occasione si è allargata accogliendo per il nuovo locale altri due soci.
Un gruppo imprenditoriale giovane, entusiasta e competente unito dalla passione per i viaggi e le diverse culture del mondo, che si esprimono nel desiderio di raccontarli in un’unica esperienza gastronomica. Il menù sarà curato da Maurizio Zezza, Chiharu Igarashi e Marco Fontana, e fondamentalmente sarà un incontro tra i sapori d’Oriente e d’Occidente, mentre l’arredamento verrà curato da uno dei soci, Melissa Leone, e si fonderà tra uno stile coloniale che passa tra french colonial, antico oriente, west indies, palmeti e riad, con pezzi d’arredamento unici provenienti da tutto il mondo. Una vera e propria casa su due piani, con quattro open space ed un grande giardino adibito a serra con palme di ogni specie. Oltre al ristorante il locale, la cui direzione di sala sarà affidata ad Edoardo Savino, ospiterà ogni sera un evento differente tra musica live, dj set ed esposizioni con un cocktail bar pieno di sorprese.
Un posto polifunzionale, ideale per la colazione, un pranzo di lavoro, un aperitivo ma anche un dopo cena a base di musica e cocktail. Settimana scorsa al Coffee Pot ho potuto provare alcuni dei piatti che saranno presenti in carta da Palmerie Parioli: grande spazio al beverage, con il cocktail di benvenuto “Twist on Bellini“, preparato con vodka, Franciacorta, marmellata di kumquat, succo di lime, sciroppo cardamomo e camomilla, e quella di chiusura, il “Juliet’s Margarita” realizzato con Tequila Don Julio, Mezcal, liquore al fiore di sambuco, succo al lime, crust di sale e pepe. È poi giunto il momento dell’assaggio dei piatti, dal Chawan mushi (“Pudding” di uovo, soia e sakè con capesante e uova di salmone) ai Gamberi con salsa Cremosa (gamberi scottati e avvolti ad un fungo shiitake con topping di menta e chili garlic mayo e uova di salmone, accompagnato da un Franciacorta Brut azienda vinicola “San Cristoforo”. Molto particolare il primo piatto per chi, come il sottoscritto, non ama le consistenze gelatinose, davvero gustosi i gamberi cotto in modo ottimale.
Dopo i piatti preparati da Maurizio Zezza siamo passati a quelli di Chiharu Igarashi, una sorta di rassegna di varie tipologie di maki, da quello di capesante (con avocado, yuzu miso e mix di sesamo e topping di tobiko yuzu, shiso e yuzu miso) a quello di salmone (con cipolla rossa marinata, yamagobo marinato, insalata, tobiko rosso, topping di maionese piccante e shiso), probabilmente il mio preferito, per chiudere con quello di granchio e mango (con avocado, tobiko rosso, sesamo bianco e topping di mango e maionese piccante) e la versione Veggie (con avocado, cetrioli, yamagobo o carote, zenzero, sesamo e topping di purea di edamame, pomodorini, maionese al wasabi e salsa agrodolce), tutti assaggiati bevendo un Riesling kabinett trocken azienda vinicola “Gessinger”.
Sapori interessanti, inusuali, talvolta sorprendenti, caratterizzati da una artigianale imperfezione nella fattura che ne ha contraddistinto la freschezza e la possibilità di distinguersi in una pletora di piatti orientali omologati e spesso stantii. Non resta che attendere l’inaugurazione di Palmerie Parioli per confermare la prima impressione e segnare in agenza un indirizzo di qualità.
Lascia un commento