di Bruno Fulco
Alla regione siciliana spetta decisamente un posto di rispetto nell’enogastronomia italiana. Dalla pasticceria di livello straordinariamente alto alle ricette della tradizione, figlie del mare e di un’ambiente dalla bellezza senza tempo, ci sono tutti gli elementi per rendere gioiosa la tavola del gourmet più esigente. Non ultimi i prodotti della viticultura che, da sempre di buon livello, stanno esprimendo negli ultimi anni vini (di qualità assoluta) destinati ai palati più fini.
Certamente più di tanto una sorpresa non è, visto che la Sicilia ha già dato al mondo enologico italiano una delle sue perle assolute, quel “Marsala” troppo spesso sottovalutato e costretto a guadagnare visibilità tramite discutibili matrimoni tipo le versioni all’uovo. Fortunatamente le nuove generazioni di imprenditori isolani del settore hanno dato una spinta al processo di valorizzazione delle peculiarità enologiche del territorio permettendogli di emergere in tutta la loro qualità.
E mentre il bistrattato Marsala ha riconquistato il lignaggio che spetta culturalmente a questo splendido gioiello, i vitigni autoctoni dell’isola hanno varcato i confini regionali presentandosi ai più in tutta la loro eleganza. E’ il caso del Nerello Mascalese, uva a bacca nera, fino a qualche tempo fa sconosciuta ai più ma in grado di guadagnare in breve tempo i consensi del pubblico degli appassionati. Prende il nome dal comune di Mascali, sulle pendici dell’Etna. I vini ottenuti dalle sue uve sono spesso definiti “i vini del vulcano” per via della dell’unicità del terreno lavico, che le uve di Nerello Mascalese sanno interpretare in maniera unica regalando vini di classe assoluta, specialmente nelle province di Catania e Messina.
Le stesse uve, coltivate in differenti zone della Sicilia non riescono a dare risultati dello stesso pregio. In alcune espressioni richiamano il Pinot Nero, anche se i due vitigni non hanno nulla in comune dal punto di vista del patrimonio genetico. La presentazione di questa gemma ampelografica è avvenuta presso l’AIS di Roma grazie a Domenico Lombardo, ideatore di “Favole Siciliane”, un contenitore commerciale creato allo scopo di portare in giro per il mondo le cose buone che questa terra è capace di produrre, al di la dei soliti luoghi comuni. All’interno di questa proposta trovano spazio le ceramiche fatte a mano, gli arredamenti artigianali in pietra lavica, marmellate, conserve, olio e naturalmente il vino.
Ognuno di quelli in degustazione ha regalato sensazioni di unicità e lo stretto legame al territorio come denominatore comune. L’enologo Pietro Di Giovanni ha presentato tutti i vini a cominciare dall’Etna Spumante “La Gelsomina 2012”, metodo classico Rosè, prodotto dall’Azienda omonima. Bellissimi toni tra ramato e buccia di cipolla, bollicina finissima non invasiva e dall’impatto gentile in bocca. Sentori olfattivi di lieviti, piccoli frutti rossi e sfumature di fiori. Dotato di estremo equilibrio tra i componenti che si fondono senza sovrastarsi tra di loro.
Della stessa Azienda “Rosso da Pesce” I.g.t. Terre Siciliane, di fatto un rosato ma per chi lo ha pensato ideale sui piatti di mare. In effetti non si fa fatica ad immaginarlo a braccetto con tagliate di tonno, involtini di pesce spada e zuppe di mare al coccio con pomodoro. La macerazione di 6 ore sulle bucce gli regala questo tono di rosato intenso a cui contribuisce il piccolo saldo di Nerello Cappuccio, varietà più ricca in colore del Nerello Mascalese. L’aspetto preponderante è soprattutto la mineralità ben distribuita sul floreale. Bocca di frutto rosso, con leggero amaricante finale per una piacevole sensazione di pulizia.
Presente con due vini anche l’Azienda “La Contea”, un vecchio palmento recuperato con 16 ettari prevalentemente a vigneto, splendidamente adagiati a 440m e affacciati sul mare di Taormina. Un bianco e un rosso, tutti e due con lo stesso nome “Classe 39”. Nel primo la vinificazione in bianco del Nerello Mascalese restituisce un vino di bellissima acidità e grande mineralità, che sembrerebbe avere tutte le carte in regola per tentare anche l’invecchiamento e in cui prevalgono i toni di fiori bianchi agrumi e frutta esotica, impreziosita da una sfumatura di vaniglia. L’omonimo rosso invece è un I.g.t. che prevede l’affinamento in botti grandi di rovere, per influenzare in maniera minore il vino rispetto all’uso della barrique. Nel bicchiere prevale la frutta rossa ma anche i fiori rossi, note di cioccolato e spezie che rispondono al palato negli stessi toni.
Ultimo, ma solo in ordine di degustazione “Gocce di Lava” Etna Doc 2008, una “Favola Siciliana” voluta espressamente da Domenico Lombardo. Imbottigliato solamente nel formato Magnum, viene elevato 36 mesi in botte con successivo affinamento in bottiglia di 12 mesi. Dall’impatto minerale di frutta e fiori rossi, emergono pian piano note di cioccolato, tabacco dolce, spezie e cuoio. Grande finezza anche al palato, austero ed elegante senza essere troppo impegnativo. Un piacevole incontro il Nerello Mascalese, la Sicilia a tavola non finisce mai di stupire.
Buon giorno sono rappresentante per la provincia di Roma e di Grosseto della casa vinicola La Gelsomina.Sono vini da sogno. PS Vorrei stampare la sua recensione sul Nerello Mascalese, ma non riesco.Le chiedo se può inviarmela in pdf. Grazie
Salve,
Le ho appena inviato la recensione in pdf
Buona giornata
Luca