“Cosa resterà di questi anni ’80?” cantava Raf in chiusura di quello che da tanti è ritenuto un decennio di riferimento. Prima poco apprezzato, poi rivalutato grazie ad una serie di artisti, personaggi e scelte stilistiche che sono tornate di moda in maniera prepotente. Dalle t-shirt della Fila a Diego Armando Maradona, dal concerto di Freddie Mercury e i Queen a Wembley ai primi incontri di Mike Tyson, passando per l’episodio conclusivo della prima trilogia di Guerre Stellari e la comparsa delle catene di fast-food nel nostro paese, senza dimenticare alcuni eventi che hanno caratterizzato la storia moderna come la caduta del Muro di Berlino.
E il cibo? Ormai è impossibile non parlarne, a prescindere dal riferimento, che sia esso un territorio o un’epoca storica. Gli anni ottanta hanno regalato una serie di piatti fino a poco tempo fa demonizzati perché apparentemente kitsch, ma che poco alla volta sono tornati di moda grazie ad un movimento nostalgico che ha saputo riapprezzarne il gusto e l’abbinamento di sapori. Dalle Pennette alla vodka al Cocktail di Gamberi, dal Riso al Salto ai Tortellini con panna, prosciutto e piselli: creazioni apparentemente banali, talvolta opulente, che sono però note ad ogni palato che abbia vissuto quegli anni.
La storia del Jackie O’
A Roma c’è un locale che quell’epoca l’ha vissuta al massimo della sua intensità, dando continuità alla propria storia personale fatta di personaggi illustri e serate indimenticabili, serate danzanti e tanto cibo. Il Jackie O’ da quasi 50 anni rinnova quotidianamente i fasti del passato, conservando l’anima elegante dei primi anni ma unendo ad essa un recente restyling moderno che ha permesso al locale di presentarsi con una rinnovata veste. Luci, colori ed elementi d’arredo contribuiscono, ognuno per la sua parte, ad un risultato finale che riporta nel passato senza sembrare stantio.
A capo della cucina non un solo chef, ma una coppia, scelta poco usuale, che si completa alla perfezione grazie alle diverse caratteristiche di Federico Sparaco e Stiven Toro, il primo legato alla tradizione e focalizzato sull’intensità dei sapori; il secondo, proveniente da importanti esperienze in rinomate cucine, con una particolare attitudine all’utilizzo di tecniche moderne. Un lavoro interessante, che poggia su solide basi e rinnova equilibri del passato.
La cucina degli anni ‘80
Ma cosa si può trovare nel menu del Jackie O’? alcuni piatti simbolo del decennio, riuniti anche in un nostalgico ma gustoso percorso di degustazione. La mia prova d’assaggio è iniziata con il Vitello tonnato, buono per cottura della carne e sapore e consistenza della salsa, con l’unico difetto d’avere qualche cappero di troppo che ne condizionava la sapidità. Ho poi provato le Sfere di coda, ottime polpette croccanti all’esterno ed umide all’interno, accompagnata dagli ingredienti tipici della ricetta (cacao, sedano, pomodoro) presentati in versione “scomposta”.
Sono poi passato al Riso al salto, dall’irresistibile crosticina e che una salsa di accompagnamento leggermente più addensata sarebbe risultato il piatto della serata. Quindi la Tartare, preparata al tavolo, gesto distintivo della Sala di un’altra epoca, un po’ condizionata dal condimento ma caratterizzata da una buona materia prima. E poi la vera e propria apologia degli ann’80 con la Crepe Suzette, anch’essa realizzata al tavolo e davvero ottima.
Per quale tipo di clientela è adatto il Jackie O’? “Per molti ma non per tutti” recitava lo slogan di una pubblicità in voga alcuni anni fa. Credo che il ristorante possa esser frequentate da una clientela adulta ed amante della musica dal vivo, ma anche da giovani che hanno voglia di regalarsi una serata elegante alla scoperta dei rinnovati sapori degli anni ottanta.
Lascia un commento