di Bruno Fulco

Da grandi appassionati di enogastronomia quali siamo, non potevamo di certo mancare all’appuntamento annuale con Vinoforum, l’evento che si svolge a Roma sulle sponde del (ex)  Biondo Tevere. Abbiamo scelto di andarci nella serata che includeva la degustazione dei vini di due belle realtà del panorama vitivinicolo laziale: l’Azienda Principe Pallavicini e l’Azienda Paolo e Noemia d’Amico.

La scelta non è stata casuale, benché ogni serata di questa consolidata manifestazione sia stata ricca di incontri e approfondimenti legati al vino, poiché motivata dal fatto che la degustazione di prodotti laziali ben rappresenta un discorso già evidenziato più volte nelle pagine del blog (e mi riferisco al “KM zero”), ma anche perché  il concetto è estensibile dagli alimenti al vino, per arrivare fino al loro connubio, se non altro perché il vino è stato prima di tutto un alimento e solo più tardi ha assunto la sua veste attuale di accompagnamento – complemento al cibo.

La degustazione è stata abilmente condotta dal relatore AIS Alessandro Brizi, che ha coinvolto i presenti iniziando con un quadro dell’enologia laziale e dalla sua evoluzione nel tempo, evidenziando come il Lazio pur essendo dotato di un clima ideale per la produzione sia indissolubilmente legato ai destini di Roma: la vicinanza alla capitale infatti, ed in particolar modo al Vaticano da sempre meta turistica per eccellenza, ha fatto si che fossero turisti e pellegrini i principali destinatari della produzione vinicola laziale, con la conseguenza di un’attività volta alla quantità più che alla qualità essendo questa “clientela”, specialmente i pellegrini, alla ricerca di un vino semplice di pronta beva e senza particolari pretese, ma più che altro economico.

Questa tendenza ha comportato che le aziende del Lazio per lungo tempo perseguissero la quantità a scapito di quei livelli qualitativi di eccellenza che pure il territorio è in grado di esprimere; ed è infatti nel nome della produzione quantitativa che si sono operate scelte tecniche come quella di espiantare le varietà autoctone in favore di varietà a maggiore produttività: come ad esempio il caso della Malvasia puntinata del Lazio,  più aromatica e “tipica” del nostro territorio sostituita da altre varietà di Malvasia in grado di raggiungere rese maggiori di produttività. 

Fortunatamente però stiamo assistendo da anni  ad una riscossa dell’enologia laziale nel segno dell’identità territoriale, che si individua da una parte col recupero dei vitigni locali e dall’altra con un’attenta selezione di quei vitigni internazionali veramente in grado di interpretare il territorio nelle sue peculiarità.

In questa chiave va letta la degustazione dei vini dell’Azienda Principe Pallavicini, che porta avanti in maniera prioritaria un progetto di valorizzazione della viticoltura laziale costruito attorno ad una delle Doc storiche di questa regione, il Frascati, per troppo tempo considerato a torto un vino minore.

Lo stesso impegno che si riflette anche nei vini dell’Azienda Paolo e Noemia d’Amico, capaci infatti di valorizzare le particolarità di un territorio come i Calanchi, “bianco” di tipo argilloso e vulcanico anche attraverso i cosiddetti vitigni internazionali.

Ed è in questa chiave che abbiamo proseguito il nostro giro tra i banchi di degustazione, privilegiando solamente quelle situazioni di legame vitigno – territorio, imbattendoci in questo modo in prodotti interessanti, quali ad esempio il Ladas (spumante brut), Vermentino realizzato dall’Azienda Cantina Gallura, che nulla ha da invidiare a molte produzioni  provenienti dalle zone classiche degli spumanti.

Oppure all’ottimo Ultimo, un passito ottenuto da uve Petit Manseng – Gros Manseng – Malvasia Puntinata, che ben rappresenta la ricerca di quella qualità che l’Azienda Agricola Le Rose ottiene grazie all’impegno di Aldo Piccarreta, produttore di vini volti esclusivamente alla ricerca dell’espressione territoriale e che non bada a massimizzare la produzione. Risultati che non si possono ottenere senza quella passione che si percepisce mentre ci spiega questo suo “Ultimo” nato, invitandoci a visitare la sua azienda a Genzano.

Insomma, torniamo a casa dopo questa visita a Vinoforum con la rafforzata consapevolezza che concetti come territorialità e tipicità andrebbero esplorati più a fondo, soprattutto nella ricerca di quegli abbinamenti tra prodotti tipici e vini locali che spesso costituiscono la migliore combinazione delle due identità.   

Per approfondimenti:

Principe Pallavicini – sito

Paolo e Noemia d’Amico – sito

Azienda Agricola Le Rose – facebook – contatti

Cantina Gallura – sito