di Bruno Fulco
Da molti è definito il Barolo del sud, titolo che attribuisce a questo vitigno e senza ombra di dubbio, il carattere di eccellenza tra le molteplici espressioni del patrimonio ampelografico italiano. Eppure a molti questa nobilitazione risulta un po’ eccessiva, perché quando chiediamo a qualcuno la wine list dei preferiti difficilmente sentiamo una menzione di merito particolare per l’Aglianico.
Ma allora come mai non c’è riscontro tra i molteplici apprezzamenti degli addetti ai lavori e tra le preferenze dei consumatori? Ma innanzitutto chi è l’Aglianico? Domande a cui ho trovato risposta partecipando al seminario organizzato dall’AIS di Roma “I volti dell’Aglianico”, tenuto da Daniela Scrabogna, che ci ha guidato nella verticale di tre annate di altrettante Aziende che su questo vitigno stanno investendo le loro energie: “Feudi di San Gregorio” con la sua acquisita “Basilisco” e “Tormaresca”.
Grazie alla presenza di Antonio Capaldo e Pierpaolo Sirch (Feudi San Gregorio e Basilisco) e a quella di Renzo Cotarella (Tormaresca), enologo tra i più eccellenti d’Italia, abbiamo svolto un percorso attraverso Irpinia (Campania), Vulture (Basilicata) e Castel del Monte (Puglia), alla scoperta delle diverse anime di questo vitigno sulle cui origini si sono fatte diverse ipotesi.
La più gettonata fino a qualche tempo fa voleva l’Aglianico proveniente dalla Grecia per via dell’assonanza fonetica: si pensava infatti che Aglianico fosse la trasformazione di “ellenico” avvenuta grazie alla doppia “ll “ pronunciata “gl” in spagnolo durante il domino Borbonico; c’è anche chi pensa derivi dall’antica città di Elea, in Campania; quello che è certo è che parliamo di un vitigno che già i romani chiamavano “Vitis Ellenica” e con cui producevano il vino Falerno.
E’ quindi una presenza veramente radicata nel territorio, c’è infatti anche chi pensa che sia stato originato da un vitigno madre, che nel corso dei secoli si sia incrociato in maniera molteplice ai vitigni locali presenti sul territorio. L’Aglianico è un vitigno fortemente identitario, basta notare che il suo areale di diffusione è ben delineato, potremmo chiamarlo il vino del 41° parallelo: infatti lo troviamo presente tra Campania e Puglia, prevalentemente in terreni di origine vulcanica, zone calde, ventose e dagli sbalzi termici notevoli, in cui riesce ad interpretare le diverse peculiarità del territorio trasponendone i contenuti alla bottiglia.
Purtroppo la condizione di arretratezza agricola del sud Italia ha penalizzato a lungo questo vitigno relegandolo per lunghissimo tempo al ruolo di vino da autoconsumo senza quella ricerca, quello sviluppo, quella necessaria sperimentazione da parte dei produttori che hanno fatto si che altri celebri vitigni italiani potessero nel frattempo trovare la loro dimensione, divenendo protagonisti delle nostre preferenze enologiche oltre che protagonisti del mercato mondiale.
Per fortuna però questo potenziale non è andato perduto e da un paio di decenni sono sempre più i produttori che, intuendo il potenziale di questo grande vitigno, ne stanno approfondendo la conoscenza, studiandolo e sperimentandolo fino a raggiungere risultati eccellenti. Una delle zone più tipiche per la produzione dell’Aglianico e il comune di Taurasi, in provincia di Avellino, da cui il vino prodotto prende il nome ed è in questa realtà che lavora l’azienda Feudi di San Gregorio, già affermata nella produzione di diversi vitigni autoctoni, ma che sin dal 1993 si è dedicata con passione anche all’Aglianico recuperando vigneti di 100 – 130 anni, vero patrimonio culturale italiano; piccoli appezzamenti spesso quasi montani, con piante di origine diverse che solo un grande lavoro di sperimentazione e ricerca ha portato ad esprimere al meglio, permettendo all’Aglianico di evolvere in un vino diverso dalle produzioni rustiche e spigolose del passato.
Feudi di San Gregorio crede talmente nel potenziale dell’Aglianico da portare la sua presenza anche in provincia di Potenza, sul territorio vulcanico del Vulture , attraverso l’acquisizione della cantina Basilisco, che ha cantine interamente scavate nel tufo, antichi insediamenti testimonianza dei flussi migratori albanesi del XV secolo, luoghi che seppur dotati delle migliori tecnologie produttive conservano grande fascino e suggestione ad ulteriore riprova del valore culturale e storico che l’Aglianico porta con se.
Anche Renzo Cotarella è senz’altro tra le vittime del fascino dell’Aglianico, e se un talento così importante nel mondo del vino italico decide di raccogliere la sfida e di svilupparla non possiamo più avere dubbi sull’enorme potenziale del vitigno. L’enorme esperienza di Renzo Cotarella è già da qualche anno impiegata anche nell’Azienda Tormaresca a Casteldelmonte in terra Pugliese, nella convinzione di lavorare in un grande territorio vocato all’eccellenza, con un vitigno di grandissima potenzialità che lo stesso Renzo non ha esitato a paragonare al Nebbiolo, pur specificando che c’è ancora molto lavoro da fare per recuperare il tempo perso e portarlo ad espressioni di eccellenza assoluta.
Al di là delle tante parole, in fase di degustazione si sono evidenziate alcune ottime espressioni di questo vitigno che già potete trovare in acquisto insieme a quelle di altri produttori che stanno contribuendo alla divulgazione dall’Aglianico, che vi consiglio di provare e di seguire nei suoi sviluppi qualitativi perché, ne sono certo, tra qualche anno farà parte della “lista dei preferiti” di molti appassionati che ad oggi ancora non conoscono il “Barolo del Sud”.
l'ho assaggiato è buonissimo
una certezza! Ciaoooo
E' vero! L'Aglianico è un ottimo vino. Ho avuto modo di assaggiarlo più volte…..
con l'Aglianico vai a colpo sicuro! :o)
Buonissimo l'Aglianico, calzante la definizione di Barolo del sud.
A proposito di vino, quando ce lo dici chi ha vinto il too contest?
Saluti Roberto Gracci
Ciao Roberto, i vincitori del contest verranno comunicati lunedì mattina
Ciao Luca complimenti per il tuo Blog , ti volevo chedere se questo aglianico è commercializzato a Reggio Calabria, grazie.
Grazie! Guarda quasi tutti i vini che recensiamo sono in vendita presso la Grande Distribuzione (Auchan, Carrefour, ecc.) oltre che naturalmente nelle enoteche ben fornite. In questo caso abbiamo recensito un vino degustato in un incontro AIS, quindi non posso darti la certezza assoluta che sia disponibile nella tua città, ma i prodotti Feudi San Gregorio sono molto diffusi, credo tu possa trovarli tranquillamente. Al massimo, utilizzando il link al sito ufficiale che ho messo nel post, potresti chiedere direttamente all'azienda contattandoli via mail (l'ho già fatto io per altri motivi e sono disponibilissimi, rispondono subito). Buona giornata
Ciao effebi, le diverse espressioni di Aglianico di cui ho parlato sono tutte qualitativamente ottime scelte per questo vitigno che però presenta anche versioni di altre aziende altresì valide e da provare. Sicuramente nelle enoteche della tua città e nella GDO di grandi gruppi dovresti trovare sicuramente almeno la produzione dei "Feudi di San Gregorio" distribuita in maniera più capillare sul territorio nazionale. Se ti interessa il vitigno però ti suggerisco di provarlo nella versione di diverse aziende perchè è molto espressivo del territorio di appartenenza rivelando senpre un propio carattere distinto nelle sue sfumature.
Buon we
Bruno
Mi permetto di segnalare due etichette che, a mio avviso e senza voler e senza voler arrecare torto alle blasonate etichette su mensionate, un prodotto di eccellenza internazionale (il primo) e un`etichetta che coniuga in maniera ottimale il rapporto alta qualita` e prezzo accessibile (la seconda). Lascio a voi la futura degustazione e i relativi commenti. Saluti.
http://www.cantinadeltaburno.it/bue_apis_aglianico_del_taburno.php
http://www.cantinasolopaca.it/it/selezione-oro/carrese.html
Ciao, ti ringrazio per la segnalazione, il nostro scopo è solo quello di commentare assieme ad altri appassionati i vini che beviamo, quindi ben vengano nuove etichette! Grazie, Luca