di Bruno Fulco
Malgrado la distanza enorme che ci separa dall’Argentina sono diverse le cose ci legano a questo paese. A parte i fedeli cristiani che da poco condividono un Papa, ci sono tutti i Napoletani e i calciofili in genere per i quali Argentina è sinonimo di Maradona.
Oltre la fede e la sfera di cuoio molte famiglie italiane intrecciano con questo paese parentele e legami di sangue a causa del grande flusso migratorio che ha visto milioni di nostri connazionali e di Spagnoli cercare un futuro migliore in questo luogo dell’America Latina.
Attratti dalla possibilità di accedere agevolmente alla terra coltivabile, alla fine del XIX secolo i proprietari terrieri italiani erano già sessantamila ed il loro contributo è stato determinante per lo sviluppo del paese. Si sono distinti costruendo il porto di Buenos Aires ed intere città, colonizzato enormi provincie della grandezza dell’Italia stessa e sviluppandone l’agricoltura specialmente del grano.
Oggi sono diversi milioni gli abitanti Argentini di provenienza italiana e insieme a sogni e speranze hanno saputo costruire il loro habitat familiare importando dalla lontana Italia abitudini e tradizioni oramai perfettamente integrate nel paese della Pampa. Agli Italiani principalmente si deve lo sviluppo della viticultura a partire dalla zona collinare della provincia di Mendoza, favorita per il clima e agevolata dalla presenza della ferrovia.
Per questo motivo il vino Argentino lo sentiamo in qualche modo anche un po’ nostro. Gli Italiani, ma anche gli Spagnoli, introdussero i vitigni propri delle loro terre e dell’Europa in genere: queste viti provarono ad adattarsi eseguendo un processo di selezione naturale che, misurandosi con clima e territorio, ha visto prevalere sugli altri il Malbec, considerato oggi il vero e proprio vitigno Argentino per eccellenza.
Proveniente dalla Francia con il nome di “Cot”, il Malbec si è adattato perfettamente all’habitat Argentino esprimendosi al massimo come nemmeno nel paese d’origine. Ciò è dovuto anche al fatto che le barbatelle iniziali (piantine della vite) provenienti dall’Europa, sono arrivate prima che nel vecchio mondo si scatenasse il cataclisma della viticultura, l’invasione della fillossera.
Accadde che un “simpatico” animaletto nella seconda metà dell’ottocento devastò completamente le vigne d’Europa sterminandole nella quasi totalità, risparmiando solo quei vitigni che crescono in condizioni climatiche avverse alla propagazione del dannoso fitofago. Furono reimpiantate le varietà scampate al flagello innestandole su piede Americano (cioè la parte radicale e del fusto proveniente dal nuovo mondo) che si dimostrò resistente alla fillossera.
Questa digressione si rende necessaria per evidenziare il fatto che la condizione del Malbec in Argentina è quella in cui il vitigno si trovava in Europa prima della metà dell’ottocento, cioè non innestata ma totalmente naturale. Le caratteristiche climatiche uniche, originate dalla presenza di elementi quali le montagne ed il deserto, fanno il resto, regalando al vino Argentino peculiarità gusto-olfattive straordinarie, lasciando inoltre intuire un potenziale enorme ancora da sfruttare.
Ho avuto il piacere di saggiare la qualità dei vini Argentini nella degustazione organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier a Roma che ha riunito diverse cantine e tutte con ottimi prodotti. Tra le presenze la Bodega Valentin Bianchi, immigrato Italiano nel 1910 che annovera tra le sue produzioni la linea “Leo” con i ricavi della quale finanzia la fondazione del fenomeno Messi a favore dell’infanzia, oppure le Bodegas Santa Ana, Sophenia, Rutini altro immigrato italiano, cosi come la Bodega Franceschini Posenato che da 10 anni opera in questi territori.
Non sono mancati progetti appassionanti come quello di Bodega del Fin del Mundo in Patagonia, dove viene praticata una viticultura intraprendente ma ampiamente ripagata dai risultati. Vini veramente di grande livello, prodotti con Malbec da solo o in assemblaggio con Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc ed altri vitigni internazionali.
Vini che riportano il carattere forte di questa terra ma insieme eleganti e capaci di sorprendere per l’ampio bouquet olfattivo, tutti con sfumature diverse l’uno dall’altro ma sempre di estrema finezza. Il gusto anch’esso protagonista, rivela una struttura di buon corpo che non risulta mai pesante anche quando l’apporto alcolico è sostenuto.
I Vini Argentini a base Malbec rappresentano sicuramente un’ottima scelta con le carni rosse, con i formaggi stagionati e con piatti in genere di buona complessità. Non si trovano al supermercato ma sicuramente una buona enoteca sarà in grado di soddisfare una vostra eventuale curiosità. Certamente non vi lasceranno delusi nemmeno nel prezzo che rispetto alla qualità espressa nel bicchiere rappresenta sicuramente una sorpresa.
Bodega Cruzat / Cuvée Réserve Extra Brut (Pinot Nero e Chardonnay)
Bodega Valentin Bianchi (San Rafael) / Leo Malbec Premium 2010
Finca Sophenia (Valle de Uco) / Synthesis Malbec 2010
Rutini Wines (Valle de Uco) / Felipe Rutini Malbec 2009
Bodega Franceschini – Posenato (Lujan de Cuyo) / Bacan Malbec 2008
Bodega Franceschini – Posenato (Lujan de Cuyo) / Bacan Reserva Malbec 2008
Rutini Wines (Valle de Uco) / Felipe Rutini Apartado 2008
Finca Sophenia (Valle de Uco) / Synthesis The Blend 2008 (Malbec, Cabernet Sauvignon, Merlot)
Bodega del Fin del Mundo (San Patricio del Chañar) / Special Blend 2008 (Malbec e altre varietà)
Bodega Santa Ana (Valle de Uco) / Unànime 2006 (Cabernet Sauvignon, Malbec, Cabernet Franc)
Ahhh, un legame sicuramente di cuore mi avvicina all'Argentina, dato che ho dei parenti a Buenos Aires. <3 Interessantissimo questo articolo. Una felice giornata!
il nostro legame con questo paese è molto forte, sotto tutti i punti di vista. Il Papa sembra la perfetta sintesi di questa unione. Il mondo del vino è sempre affascinante, e stiamo scoprendo che non ha "confini"! Buona giornata
Grazie per aver presentato questi vini argentini, li proverò sicuramente.
Grazie a Lei per aver letto il post ed aver apprezzato la nostra rubrica. Saluti